Ibridando il linguaggio dell'intervista etnografica con quello della finzione animata, il film pone lo spettatore al centro di un'assemblea fittizia di cavalieri: in questo dialogo corale i protagonisti sono 13 cavalieri provenienti da tre continenti. Attraverso il loro racconto, il film mette in luce l’impatto che questa nuova forma di economia ha non solo sulla loro vita quotidiana gamificata, ma anche sulla geografia urbana, costantemente ridisegnata in termini di percorsi e nell’uso degli spazi. Ciò che emerge è una visione complessa, personale e talvolta contraddittoria del ruolo dei rider in città, spesso in totale antitesi con la narrazione veicolata dagli uffici marketing della grande azienda impegnata in questo settore dell'economia.